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Vulcano attivo, con eruzioni terribili e spettacolari, l’Etna offre anche l’occasione per passeggiate in sicurezza di alta suggestione, come quella che dal rifugio Sapienza sale verso i crateri sommitali. Nel maggio di quest’anno l’ultima eruzione ne ha cambiato un’altra volta la fisionomia. Prima c’era stata quella di gennaio, un vero e proprio spettacolo pirotecnico, con lapilli e ceneri sparati a 7000 metri di altezza: la lava è sgorgata copiosa dalla depressione del fianco orientale del cratere, scivolando sino ala Valle del Bove.
L’Etna è bello perché cambia sempre, pur essendo nato più di 700.000 anni fa, generato dallo scontro tra la zolla euro-asiatica e quella africana. Ha un diametro di 45 km e un’altezza di circa 3.350 metri. Con le sue pendici arriva al mare, a sud di Catania, e dalla sua vetta si ammirano Taormina e le coste della Calabria.
Per i marinai è da sempre il faro che conduce al porto anche nella tempesta, e per i vecchi “a muntagna” parla: i suoi fumi indicano la direzione del vento e la presenza di nubi sui fianchi annuncia pioggia. L’accesso più semplice è dal versante sud, partendo dal paese di Nicolosi per arrivare al rifugio Sapienza, a 1910 metri. Già a questa quota il vulcano è spettacolare: si vedono cumuli di lava dell’eruzione del 2001 che travolse la funivia, mentre il verde via via si fa spazio, colonizzando con una brillantezza inattesa il terreno che d’estate diventa viola di astragali e giallo di ginestre. Dal terminal della funivia si può salire con un bus navetta fino alla Torre del Filosofo, dove, si narra, visse Empedocle. Da qui si sale ancora, ma occorre farsi accompagnare: le guide dell’Etna, specializzate in vulcanologia, non solo raccontano il territorio e spiegano i fenomeni geologici, ma fanno osservare i repentini cambiamenti climatici che possono investire il vulcano.
Ci vogliono buoni scarponi, giacca a vento e berretto, perché il vento soffia sempre con prepotenza, e conviene avere anche i bastoni da trekking perché le pendenze possono essere impegnative e il fondo instabile. Ma poi, in vetta, l’emozione non ha eguali: i coni di eruzione del 2002 e del 2003, il cratere di sud-est, quello di nord- est e, dietro, la voragine del cratere centrale. E lì c’è l’anima del vulcano: ciò che stupisce è la vita, il ribollire della bocca principale, che espira fumi e vapori sulfurei, massiccio ma quasi indifeso, con le lingue di lava solidificata che sembrano volerlo abbracciare.
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