Fiabe
per bambini
Ai bambini della luna visto così, smilzo, con la schiena curva, il naso appuntito e due occhini strabici, pareva proprio un tipo un po’ strano. Si chiamava Mattia. D’inverno se ne stava rintanato in casa, come cadesse in letargo, ma a primavera inoltrata, verso le nove di sera, partiva con la sua gerla di vetro sulle spalle, chiusa da un canovaccio nero come la notte e s’incamminava verso la collina. Così tutte le sere, fino all’arrivo dell’autunno. Si mormorava che andasse ad acchiappare le lucciole, per farne cosa, questo non era dato saperlo.
Allora, i paesani, avevano cominciato a chiamare Mattia: il cercatore di lucciole. Un giorno qualsiasi, Zeudi, la più piccola della famiglia Taldeitali, decise di seguire il nostro protagonista. Scivolò via di casa silenziosa, socchiudendo la porta per non essere vista dai grandi.
Anche quella sera, il cercatore di lucciole infilò la sua gerla e s'incamminò per il sentiero del bosco, passandole di fronte senza scorgerla. Tutt’orecchi, il cane di casa guaì nel vederlo andar via, mentre Tutt’occhi, il gatto, miagolò piano: "Non preoccuparti, Mattia, restiamo qui noi". Zeudi camminava piano e osservava l’omino curvo sotto il peso della gerla, seguire le lucciole nel loro vagare luminoso, e poi prenderle al volo. Egli parlava con voce sommessa.: "Mi dispiace, lucciole, essere costretto ad imprigionarvi, ma sapete che non posso farne a meno!" - Non preoccuparti, Mattia, conosciamo il motivo della tua raccolta e siamo felici di esserti utili.-
Zeudi era sempre più ansiosa di scoprire il segreto che Mattia custodiva con le lucciole, ma a mezzanotte, vinta dalla stanchezza, cominciò a sbadigliare e poco dopo si addormentò. Al risveglio si accorse di non aver scoperto nulla sul conto del cercatore di lucciole. "Alessandro, Alessandro!" - Che hai Zeudi perché urli così?- le chiese il bambino la mattina dopo. "Oh, finalmente ti ho trovato! L’ho seguito." - Seguito chi? Spiegati meglio.- "Lui, Mattia, il cercatore di lucciole." - Ah, davvero, che novità hai da raccontarmi?- Nessuna, mi sono addormentata."- Non riesco a crederci, una volta che decidi di investigare su qualcuno ti addormenti. Dai, non fare quella faccia, la prossima volta vengo con te.- I due amici si salutarono per rivedersi la sera al sentiero del bosco, alla solita ora.
Mattia uscì incamminandosi per la strada sterrata, lo sguardo perso nel vuoto nella ricerca delle sue amiche lucciole, mentre i due bambini lo seguivano passo, passo. Egli s’era accorto di loro eppure, faceva finta di nulla e sembrava immerso nei suoi pensieri. D’un tratto s’arrestò di fronte ad un capanno abbandonato tirato su con legname di scarto, probabilmente serviva da riparo ai cacciatori o a chi andava per funghi. Mattia vi entrò e chiuse la porta. Zeudi ed Alessandro si avvicinarono, per guardare da una delle tante fessure tra le assi, ma una forza misteriosa li sollevò facendoli cadere lontano.- Ohi, ohi, che male alla gamba - si lamentava Alessandro. "Fammi vedere dove ti duole...non è niente, forse ti verrà un atoma." - Vorrai dire un ematoma, può essere ho preso una bella botta nel cadere.- "Il cercatore starà bene?" - Non lo so, però credo sia pericoloso tornare là, se ritorna quella forza misteriosa?- "Hai ragione è un’eventualità che va considerata, però potremmo stare ad una certa distanza dal capanno e attendere che Mattia esca.- "D’accordo, facciamo così, occhi ben aperti e via!" E i due ragazzi s’incamminarono per il bosco, presero il sentiero largo: " sei sicuro che la strada sia questa?" - No, però guarda Zeudi, quel chiarore!- Si sdraiarono per terra e si nascosero dietro un cespuglio. I due amici videro con stupore un piccolo spiazzo erboso dove era collocata una cosa strana, che poteva essere un’astronave malmessa o una caffettiera un po’ grande, o tutt’e due le cose insieme. "Oh, hai visto? Ma il chiarore che diffonde da dove viene?" - Non lo so, avviciniamoci! -
Proprio in quel momento, la cosa cominciò a rumoreggiare emettendo borbottii simili a quelli della caffettiera quando sta uscendo il caffè, solo che nessun liquido veniva emesso, ma ad intermittenza, uscivano splendide nuvole gialle che cadevano dentro un imbuto, forse di latta. "Quell’imbuto a cosa servirà?" - Di sicuro incamera la luce, bisogna avvicinarsi di più e guardare meglio.- "Sarà pericoloso?" - Può darsi, se vuoi vado ioi e tu resti qui - propose Alessandro. " Assolutamente no. Questa è la nostra avventura e voglio viverla fino in fondo!" "Andiamo!"
E videro...
La luce passare dalla caffettiera gigantesca all’imbuto che, con un movimento centrifugo, la spingeva dentro ad una serie di tunnel, dal quale essa usciva, come un batuffolo di bambagia, per poi entrare nel barattolo di vetro. "Ma... quello è il contenitore di Mattia!" - Vedo, allora le lucciole che lui raccoglie vengono centrifugate!" - E’ inumano!- "Oh, guarda!" Dal contenitore di vetro usciva un nugolo di insetti neri che si disperdevano nell’aria. "Sono le lucciole, ma non si illuminano più, quindi Mattia cattura la loro luce e poi le lascia libere?" - Sembrerebbe di sì, ma perché?- Senza rendersene conto i due bambini si erano avvicinati troppo e di nuovo la forza tremenda li aveva gettati lontano. "Cosa è stato Zeudi?" - Forse qualcuno non vuole che assistiamo a ciò che invece abbiamo già visto e continua ad allontanarci!- "Credi che sia Mattia?" - Non lo so, ma un modo per scoprirlo c’è andiamo al capanno e da lì seguiamolo fino a casa, vedrai che scopriremo qualcosa!- Si diressero, quindi, al capanno camminando carponi per non essere risucchiati dalla forza misteriosa e attesero.
Di lì a poco Mattia comparve. Aveva un’aria rilassata, sembrava felice, armeggiò un po’ alla sua gerla di vetro, poi s’appropriò del carico e partì. La sua andatura era elastica, il passo sostenuto, tanto che i due amici faticarono non poco a tenergli dietro. Finalmente arrivarono alla casa di Mattia: egli vi entrò, ma lasciò la porta accostata come per un tacito invito, si avvicinarono un di più e quello che videro li lasciò senza parole. La stanza ordinata ed ampia era inondata di luce, non v’erano lampadine accese, ma sembrava che ve ne fossero centinaia ..
Sopra una poltrona accanto ad una stufa di maiolica bianca, c’era una bambina di circa dieci anni, esile, bionda, avvolta in una coperta. "Babbo sei tornato finalmente!" - Sì, Pilar sono qui e dovrei aver finito il mio lavoro.- "Oh, finalmente! Ma...chi c’è con te?"- Sono solo Pilar.- "Davvero? Mi sembrava d’udire... " Mattia allora si girò. Aveva inforcato un paio di occhiali scuri. Vide i due ragazzi.- Avevi ragione, Pilar, abbiamo degli ospiti.- " Ci scusi signor Mattia, volevamo bussare, ma la porta era aperta, non abbiamo avuto il tempo di dire nulla, siamo rimasti affascinati dalla luce e da sua figlia. Credevamo che lei fosse solo!" - A volte, ragazzi, la realtà non è come quella che sembra ... comunque non importa, ho lasciato la porta aperta, perché sapevo che mi stavate seguendo, stasera ho fatto l’ultimo carico e vi ho lasciati stare.- "L’ultimo carico...di lucciole?" - Sì .- rispose la figlia - perché io sono malata, da quando sono nata non ho mai visto il sole, perché i suoi raggi possono uccidermi. Ho vissuto con il babbo sempre al buio, non ho mai visto nulla di giorno. -Pilar sospirò:- La notte per me non ha segreti, ma ora potrò guarire, il babbo ha lavorato tanto per me!- "Come guarirai?" - E’ semplice - rispose Mattia - ho raccolto la luce delle nostre amiche lucciole, l’ho centrifugata e poi l’ho trasformata in un unguento che Pilar si è spalmata addosso anno dopo anno.
La corazza che la pomata lucciolare ha creato dovrebbe costituire per lei un’ottima difesa dai raggi solari e permetterle di vivere come tutti noi.- "Signor Mattia, perché tanto segreto? In paese se ne dicono di tutti i colori sul suo conto." - Non m’interessano le chiacchiere, il nostro è un esperimento e non vogliamo pubblicità. Domani è il grande giorno e se volete venire...- "Certo, però si ricordi che qualsiasi cosa accada, cioè se l’esperimento non dovesse riuscire...noi staremo con Pilar al buio, tutti i giorni che verranno. Lei ha commesso un errore, doveva farci conoscere sua figlia molto tempo fa." Disse solenne Zeudi. Il cercatore di lucciole abbassò lo sguardo, gli occhini strabici ebbero un brillio come di lacrime, poi a fatica rispose: - Lo so ho sbagliato, ma ero disperato!- "Rimediamo da subito e non ci rattristiamo, domani è un giorno importante! Esclamò Alessandro che era un tipo pratico.
La mattina dopo i ragazzi si presentarono alle nove davanti all’abitazione di Mattia. Picchiarono con forza alla porta. Pilar era agitatissima. Aveva degli occhiali da sole molto scuri che le coprivano il viso. Il cercatore di lucciole la prese per mano: "Vieni, coraggio." Pilar sostò un attimo sulla porta. Tutt’orecchi e Tutt’occhi, suoi compagni di gioco per molti anni, le si avvicinarono l’uno guaendo, l’altro facendo le fusa, poi la bimba spinse la porta ed uscì seguita dal gruppo. Rimase abbagliata da tutta quella luce e il calore sulla pelle le procurò una sensazione nuova, piacevole, ma non la bruciò. Il suo respiro era regolare .
Stava bene.
Si sedette sullo scalino di fronte alla porta a godersi l’aria del mattino, cosa eccezionale per lei. "Rientra, adesso, Pilar, l’esposizione deve essere graduale." - Oh, babbo, è così bello qui fuori!- "Lo so, lo so, sono strafelice l’esperimento è riuscito, ma non dobbiamo esagerare.- "Dai, Pilar , ascolta tuo padre, rientra in casa, giocheremo noi con te." La bimba di malavoglia tornò dentro. "Signor Mattia, possiamo chiederle due cose?"- Tutto quello che volete, ragazzi.- "Li ha costruiti lei quei marchingegni per trasformare la luce delle lucciole?" -Sì, certamente.- "E... quella forza tremenda che ci spingeva lontano quando cercavamo d’avvicinarci, cos’era?" - Null’altro che un amico, il Maestrale, un vento forte che soffia sul mare, esso si è offerto di allontanare i curiosi per farmi lavorare in pace.- "Dove stava il Maestrale?" - Era compresso nell’imbuto della centrifuga e scappava fuori quando le lucciole lo avvisavano che c’era qualcuno nei paraggi.- I due ragazzi si guardarono poi esclamarono all’unisono."E noi che credevamo ci fosse chissà quale mostro, invece era il vento, accipicchia se siamo fifoni!" e cominciarono a ridere seguiti ben presto da Pilar che stava immaginando la scena. "
La storia è finita , ma vi raccomando bambini, non catturate le lucciole per fare ciò che ha fatto Mattia. Egli aveva un accordo particolare con loro e non ha voluto rivelarlo a nessuno, nemmeno a me che lo conosco da anni..." Francesca Lippi
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